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Dolomiti: lo sguardo oltre i confini

Il progetto didattico

Vivendo ai piedi delle Dolomiti, rinnovare nei propri allievi la sperimentazione della dimensione verticale, aiutarli a scoprire e a gestire lo spazio verticale diviene primario: un’azione istintiva e innata come l’arrampicare, infatti, mette in campo aspetti emozionali profondamente legati al divenire del nostro Io, e da un punto di vista educativo l’approccio globale ad essa sotteso porta l’adolescente a soluzioni personali e creative.
Vivendo ai piedi delle Dolomiti, è altrettanto indispensabile far cogliere l’importanza epocale del riconoscimento UNESCO assegnato a queste montagne, in particolare nel suo esplicito aspetto di corresponsabilità, a cui sono chiamate le comunità e i singoli, nella costruzione di saperi e di azioni che ne possano salvaguardare e valorizzare la pregevole bellezza. Implica, dunque, anche per soggetti tanto giovani quali questi studenti liceali sono, l’acquisizione di una piena consapevolezza dei luoghi, delle loro peculiarità paesaggistiche, del pregio incontestabile a cui spetta una cultura nuova e antica insieme.
Il desiderio di conoscenza espresso dai ragazzi e il progetto educativo di chi scrive si sono incontrati ed integrati senza alcuna fatica, annullando qualsiasi differenza quanto piuttosto illuminando vicendevolmente i codici specifici delle aree disciplinari. Anzi, facendo del linguaggio grammaticale, corporeo e iconografico una semantica condivisa.
Per una corretta impostazione scientifica gli allievi hanno incontrato un geologo qualificato, che li ha guidati non solo nelle complesse dinamiche geologiche ma anche nella sorprendente manifestazione cromatica e formale di queste, a cominciare dalla verticalità; fino a toccare i nuclei di estrema attualità quali la molteplicità identitaria delle comunità che vi risiedono e l’impatto della fruizione turistica, sempre in bilico tra speculazione e rispetto.
Di seguito l’intervento della docente esperta in Architettura dell’Informazione ha condotto gli studenti a definire la struttura gerarchica della narrazione con metodo bottom-up, ovvero attraverso pratiche di elicitazione della conoscenza tipiche della psicologia cognitiva quali il free-listing e il card-sorting.
Avvalersi di questi esperti esterni è stata una scelta netta, volta a inserire i ragazzi in una rete di persone diverse e di prassi specifiche, ma in totale dialogo tra loro.
Il passo decisivo è stato creare la redazione editoriale in grado di raccogliere e armonizzare i testi, prodotti da ogni compagno in base ad una precisa distribuzione dei compiti, nonché di produrre i brani di sintesi. Questo gruppo è stato affiancato da una redazione tecnica che ha curato la costruzione e le modifiche dei materiali nel motore, il caricamento di immagini e file audio, utilizzando i supporti tecnologici dell’Istituto. Entrambi i gruppi hanno acquisito consapevolezza tecnica e capacità collaborativa; ottimo l’esito di inclusione didattica dell’alunno DSA.
Tutto il materiale iconografico è stato prodotto dagli allievi stessi, in circostanze di cui sperimentare la montagna è stato l’aspetto sostanziale (quasi sempre condiviso nei nuclei familiari o amicali). Questo potrebbe costituire un limite documentario del prodotto finito, ma agli occhi delle scriventi è invece il pregio dell’autentico. Altrettanto si dica per lo scandaglio analitico ed espositivo del linguaggio del corpo.
Ciò che noi stesse cerchiamo. Non la pura esecutività, bensì quel lavoro arduo e responsabile che chiamiamo educazione.