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Il mio atto di fede. Quando i tempi non mi permettevano di essere Sigismondo Arquer.

Introduzione

L’argomento scelto, la vita di Sigismondo Arquer, consente di approfondire la conoscenza della storia sarda. Il XVI secolo è stato affrontato dal punto di vista storico nell’anno precedente. Ma la narrazione si inserisce perfettamente nei contenuti filosofici e letterari della classe quarta. Sigismondo Arquer nacque a Cagliari nel 1530. Studiò a Pisa e a Siena, dove strinse amicizie negli ambienti erasmiani. Quelle frequentazioni lo condusseroa Basilea, dove collaborò con Sebastian Munster. Diventato Avvocato Fiscale del Regno di Sardegna, si scontrò con i feudatari arroganti e disonesti, protetti dall’Inquisizione Spagnola. Fu condannato come eretico luterano. Morì sul rogo, a Toledo, nel 1571. Sigismondo Arquer ha proclamato fino alla fine la propria innocenza. Alcuni storici sostengono che sia stato ingiustamente accusato, per motivi politici. Altri che fosse segretamente un luterano. È possibile che non concordasse completamente né con i cattolici né con i protestanti; ma è difficile tacciarlo di viltà, poiché sopportò le torture e il supplizio finale senza cedimenti. La sua è una vicenda esemplare. Infatti, nell’Europa del XVI secolo, ovunque una borghesia colta e intraprendente si opponeva a una classe nobiliare arroccata in difesa dei propri privilegi. Abbiamo immaginato, nei sotto-argomenti, che fosse Sigismondo a raccontare. La scelta ha forse sottratto qualcosa alla chiarezza, ma ci è sembrata suggestiva. Nella storia di Sardegna, che per buona parte è storia di dominazioni straniere, periodicamente riemerge il desiderio di riscatto. Perciò abbiamo voluto attribuire a Sigismondo Arquer una coscienza nazionale, nel senso della sardità, che forse non possedeva.