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Il paradigma della complessità, dalla microfisica allo spread

Il paradigma della complessità: dalla microfisica allo spread

“Spread” è sicuramente la parola dell’anno, il simbolo della crisi economica che stiamo vivendo. L’incertezza si è insinuata nelle nostre vite, ma, se, come qualcuno ha detto, “l’economia è una cosa troppo importante per lasciarla solo agli economisti”, proviamo a pensare, proviamo a capire, proviamo a immaginare nuove prospettive, a scombinare le carte, per “inventare” un gioco diverso. Ma per far questo abbiamo bisogno di un nuovo modo di pensare, di una nuova logica che sia in grado di interpretare la nostra realtà complessa e multiforme. E qui ci viene in aiuto la scoperta scientifica della teoria corpuscolare e ondulatoria delle particelle in microfisica, che ha determinato, in campo filosofico, il superamento della logica tradizionale aristotelica e l’affermarsi del paradigma della complessità, cioè di una nuova logica, di un nuovo pensiero multidimensionale e dialogico, in grado di affrontare le sfide del nostro tempo. L’umanità è a un bivio: proseguire la via del dominio della tecnica e dell’economia o realizzare pienamente se stessa scegliendo la via dei diritti umani e dell’umanizzazione del mondo. Il mercato si è ormai imposto a livello mondiale e l’uomo è sempre più l’ “homo oeconomicus”, mentre lo spazio politico, inteso come libero confronto di idee e progetti, è sempre più in mano a “tecnici” (della politica e dell’economia). La nostra civiltà, intesa come “civiltà del discorso e dell’azione” ormai coincide con il mercato ed è sempre più l’economia a dettare le scelte politiche; di qui l’esigenza di una politica che torni ad essere protagonista, recuperando la dimensione etica del bene comune. Ma la rifondazione etica implica una rifondazione culturale e passa necessariamente da una riforma della scuola, dalla “testa ben fatta” di socratica memoria.