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Il paradigma della complessità, dalla microfisica allo spread

Il progetto didattico

Ho conosciuto casualmente il progetto Policultura. Tra le varie circolari e comunicazioni che quotidianamente “affollano” il lavoro di noi docenti, questo progetto mi è parso subito interessante, probabilmente perché già a priori il Politecnico di Milano è una garanzia di serietà. Mi sembrava importante proporre agli studenti un progetto che realizzasse una collaborazione tra scuola superiore e università, che spesso viaggiano su strade diverse e reciprocamente sconosciute. Inoltre si presentava un’occasione straordinaria: riflettere su temi di grande complessità ma, utilizzando i nuovi media, renderli chiari e fruibili innanzitutto a noi stessi. La scelta dell’argomento è stata guidata dall’insegnante ma si è sviluppata e articolata attraverso il lavoro di approfondimento degli alunni. Le prime lezione sono state dedicate all’illustrazione del progetto e alla scelta del tema. Successivamente gli alunni, divisi in gruppi, hanno approfondito i vari argomenti attraverso le lettura di testi e la ricerca di informazioni su internet, mentre altri si sono interessati alle musiche. A questa fase è seguita la relazione in classe sul lavoro svolto e la redazione di sintesi, corredate da immagini esplicative. Abbiamo chiesto e ottenuto anche la collaborazione dell’insegnante di storia dell’arte per l’individuazione delle immagini, realizzando delle lezioni in compresenza. Alcuni alunni si sono quindi dedicati a caricare sul motore 1001Storia tutto il materiale prodotto e qui sono emerse varie e penso inevitabili difficoltà tecniche. Nella fase finale del progetto abbiamo utilizzato più volte il laboratorio di informatica per seguire l’evoluzione del lavoro che, però, è stato svolto in gran parte a casa, data l’esiguità del tempo disponibile. Si è lavorato molto in rete, per lo scambio di informazioni file, revisione degli elaborati, ecc. In conclusione, un’esperienza significativa nella quale gli alunni hanno evidenziato capacità organizzativa e sono emerse competenze di vario tipo spesso non adeguatamente valorizzate nel normale lavoro scolastico; un’esperienza in cui l’insegnante non propone già un sapere “preconfezionato”, ma stimola gli apprendimenti e fornisce una traccia di ricerca. Forse un esempio di come la scuola dovrebbe essere.