Viviamo ormai in un mondo nel quale un’idea può viaggiare liberamente verso ogni angolo del pianeta, in modo quasi istantaneo. Con l’avvento della globalizzazione, prima, e dei social network poi, siamo in grado di formulare un pensiero o una riflessione, “twittarla” o “postarla”, come si dice oggi, ed in un attimo chiunque può sapere cosa pensiamo, che si trovi nella stanza di fianco alla nostra o dall’altra parte del globo. Non siamo più nemmeno legati fisicamente alla presa a muro alla quale collegare il cavo di rete, perché è possibile connettersi alla rete mobile con i moderni smartphone o con i tablet, ad una velocità identica o a volte superiore alla classica connessione cablata.
Non possiamo però non capire che non ci stiamo rendendo conto di quello che ci viene messo fra le mani. Se provassimo a pensare a cosa è realmente accaduto nel passato (nemmeno tanto remoto, parliamo di 10 anni fa) ed alle difficoltà che potevano avere le persone per mettersi in contatto, forse riusciremmo a realizzare che siamo i destinatari di un privilegio che l’uomo ha agognato dai primordi della civiltà. Purtroppo però, non utilizziamo questa risorsa come si dovrebbe, ed ancora prima non abbiamo capito come si deve costruire uno scambio d’idee sano. Utilizziamo Facebook per augurare il buongiorno al mattino e la buonasera prima di andare a letto, o comunque senza cadere in tali banalità, vedo scritte sciocchezze di ogni tipo che esulano dal concetto iniziale del social network. Non credo sia stato nelle intenzioni iniziali dei fondatori di tali siti web di veder pubblicati post con contenuti diffamatori e razzisti, ma piuttosto di poter leggere persone che si scambino opinioni in modo corretto sui più disparati argomenti.
Scrivevo prima, che non solo non sappiamo utilizzare i social network, ma a volte non sappiamo nemmeno costruire un dialogo corretto e sano. La parola è quello strumento che differenzia l’uomo dall’animale, ed è stato il mezzo che ha permesso la costruzione della civiltà, ma allo stesso tempo ha consentito (o meglio, provocato) le guerre che le hanno distrutte. Bisognerebbe imparare già dalla scuola primaria la potenza e la bellezza di un dialogo costruito su regole sane, fatto di scambi anche vivaci, ma sempre nei limiti della buona educazione e della decenza. Un dialogo può essere fattore di arricchimento per le persone che vi partecipino, e per fare in modo che sia così è necessario essere umili ed imparare ad ascoltare, prima ancora che a parlare ed esporre; in definitiva credo che tutti abbiamo bisogno di essere rieducati al dialogo e che una società moderna, dotata degli strumenti multimediali che citavo prima, non possa prescindere dall’essere fondata sul dialogo.