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Lineamenti storico-etno-antropologici della Contea di Modica

Qui comincia una Sicilia diversa, ... un’isola nell’isola

Anche se il titolo del nostro lavoro può sembrare un pochino ambizioso ed altisonante, in effetti dichiara solo l'esigenza di un confronto, da parte di un gruppo di studentesse del III anno dell'Indirizzo Sperimentale di Scienze Sociali, tra lo studio delle varie problematiche sociali teoriche e l'esigenza di una ricerca sul campo. Una esigenza forte, che è anche una scommessa con noi stesse, un tentativo di metterci in gioco per cominciare a capire: come si conosce un territorio, seppur limitatoe come si conoscono ed apprezzano le radici culturali di un popolo.
Insomma, un viaggio nel passato: per capire e amare il presente; per interpretare il lungo processo di inculturazione che è nostro, ma che è anche proprio di ogni regione, di ogni civiltà.
Un viaggio per conoscerci meglio e farci apprezzare dagli altri, alla ricerca di una identità sociale e culturale che dia sicurezza al nostro agire di giovani che si avviano ad interpretare e vivere, attraverso l'apertura di tutte le frontiere e l'interculturalità, realtà ben più vaste e complesse di quella in cui si vive.
Un primo passo, dunque, per noi adolescenti in quel mare di impegni professionali che dovrebbe vederci, da qui a qualche anno, testimoni attivi.

Abbiamo voluto utilizzare il principio pedagogico del partire dal 'vicino' per giungere al 'lontano'. Vale a dire il macrocosmo, interpretato dal microcosmo.
E il microcosmo per noi è la 'Contea di Modica', un vasto territorio che, a partire dalla fine del 1200 e fino alla fine del 1800, comprendeva quasi tutta la provincia di Ragusa e parte di quella di Caltanissetta e Siracusa.
Un territorio ricco di storia millenaria, definito addirittura per la sua cultura e le sue istituzioni gloriose un ‘Regnum in Regno’, vale a dire un piccolo regno con sue autonomie amministrative e legislative, dentro il più vasto Regno di Sicilia.
Tutto ciò perchè qui, nel territorio dell’ex Contea, per dirla con Gesualdo Bufalino, si incontrano “città civili, di nobile architettura; popolazioni che, per aver serbato meglio l’eredità della luce greca, dimostrano una temperata saviezza, una gentile misura dell’anima…; ‘saviezza’… ‘misura’, benché, a giudicare dai suoi edifici, questa sia terra di sfoghi barocchi. Solo che qui anche il barocco si bagna in un cielo di tenere fantasie, non si esalta di funebri zolfi, ma si placa nel calcare dorato delle nostre cave. Bionde sono le pietre, … bianche come era il miele degli alveari degli Iblei cari a Virgilio, e ora scomparsi, anche se qualcuno ancora resiste, insaporendo l’aria del suo stillare… Qui comincia una Sicilia diversa, ... un’isola nell’isola.”