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PIN PENIN

Introduzione

Quando il Dirigente scolastico ha proposto la partecipazione di qualche nostra classe al concorso indetto da Policultura, ho subito colto l’occasione proponendo la II A del Liceo delle Scienze Umane perché tale proposta ben si sposava all’idea che gli allievi avevano lanciato, per una possibile UDA (unità di apprendimento), di poter trattare di tematiche legate alla società e alla cultura dei loro nonni nei loro aspetti più semplici e ludici.
Considerando che il profilo in uscita per un liceo delle scienze umane così come si legge nell’art. 64 comma 4 del decreto del 25/06/2008 legge 133 cita:
“Il percorso del liceo delle scienze umane è indirizzato allo studio delle teorie esplicative dei fenomeni collegati alla costruzione dell’identità personale e delle relazioni umane e sociali. Guida lo studente ad approfondire e a sviluppare le conoscenze e le abilità e a maturare le competenze necessarie per cogliere la complessità e la specificità dei processi formativi. Assicura la padronanza dei linguaggi, delle metodologie e delle tecniche di indagine nel campo delle scienze umane”, la proposta degli allievi mi ha trovato subito d’accordo.
Infatti la storia della civiltà si è sviluppata e caratterizzata anche attraverso il lavoro e le professioni, legati a universi sociali e organizzazioni produttive trasformatisi nel tempo.
Sono nati e sono morti così mestieri diversi, di cui si tende a perdere progressivamente anche la memoria della loro esistenza.
Le ricerche antropologiche hanno dimostrato che i gruppi sociali attivano, con modalità diverse, pratiche ludiche che danno risposte al bisogno preferito degli umani di socializzare e di tramandare i più significativi contenuti culturali.
Giochi, storie, poesie, canzoni, danze, ballate e ricette di arte culinaria diventano il veicolo dell’identità del gruppo; infatti, mantenere in vita le tradizioni corrisponde al senso di appartenenza e di condivisione.
L’abilità di lettura e di comprensione delle tradizioni produce così nei giovani la consapevolezza dell’appartenenza alle proprie radici e dà sicurezza nell’incontro positivo con nuove culture.
Il piacere del gioco non ha età, né distinzioni sociali o di sesso. Non dipende dal possesso di uno strumento particolare.
Ogni generazione si riconosce collettivamente nei giochi della sua epoca. Questi riflettono la società con i suoi costumi, le sue gerarchie, le sue partizioni.
Questo vuol dire che l’attività del giocare ha due aspetti: uno scoperto, identificabile dentro la storia, un altro che invece si sottrae a ogni condizionamento temporale ed è lo spazio favolistico e creativo che non è lecito pesare e misurare perché sta fuori dei condizionamenti umani.
L’idea iniziale si è concretizzata in un'UDA, che è stata presentata al consiglio di classe, con il titolo “PIN PENIN” in modo che potesse aiutare l’insegnante ad osservare, valutare e poi a certificare l’acquisizione delle competenze e delle conoscenze degli allievi.