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I mulini ad acqua in Sicilia

Introduzione

Un tempo in tutta la Sicilia vi erano numerosi mulini idraulici impiantati lungo i corsi dei fiumi. Difficili oggi da riconoscere e per lo più nascosti e abbandonati in una lussureggiante vegetazione.
L’utilizzo massiccio dei mulini ad acqua si ebbe nel periodo medievale, in quanto sino ad allora i lavori pesanti erano svolti dagli schiavi. Con la caduta dell’impero romano, anche il mercato degli schiavi subì una notevole contrazione, pertanto, venendo a mancare manodopera, si ritornò all’utilizzo di tecnologie meccaniche.
In Sicilia furono gli Arabi e i Normanni che incanalarono l’acqua dei torrenti per utilizzarla come fonte di energia per muovere la ruota idraulica.
Nel territorio di Caltagirone ne sorsero parecchi in quel periodo, in special modo nel territorio del Bosco di Santo Pietro, oggi Riserva Naturale Orientata.
Alcuni di questi funzionarono anche durante il ventennio fascista quando, per evadere la tassa sul macinato, i contadini ricorsero alla macinazione clandestina del frumento utilizzando questi mulini ad acqua che erano fuori dal centro abitato e lontano dal controllo della milizia fascista.
Essi decaddero dopo la nascita dei mulini elettrici e perché, molti fiumi e torrenti venivano deviati per le esigenze idriche dei centri abitati.
La conoscenza e la riscoperta dei mulini ad acqua esistenti nel nostro territorio, anche se essi sono ormai per lo più edifici diroccati o trasformati in casali o stalle, ci ha spinto a ricercare informazioni su di essi, sulla loro struttura e sul loro funzionamento, a visitare alcuni siti nella Riserva Naturale Orientata “Bosco di Santo Pietro” e a visitare un mulino idraulico ancora funzionante, oggi divenuto museo, nella vicina cittadina di Palazzolo Acreide.
La nostra speranza è quella di vedere restaurate e rivalutate queste testimonianze del nostro passato.