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"Sport?" Si, grazie!

Il progetto didattico

Siamo partiti, seguendo un unico filo conduttore, la volontà di riflettere insieme ai ragazzi sul mondo dello sport. Una riflessione, questa, che quasi si impone per l’attualità dell’argomento, in quanto tristemente ormai possiamo constatare che buona parte del mondo dello sport è afflitto da un vero e proprio cancro, che lo sta degradando e divorando dall’interno. In molti ambiti lo sport ha finito infatti col mutuare dalla società malata tutte quelle connotazioni negative che essa ha prodotto nel corso del suo inarrestabile “progresso”: arrivismo, potere, denaro, successo ad ogni costo, disonestà.
Siamo partiti perciò dalla considerazione che quando si gareggia è giusto che ogni atleta cerchi di vincere con tutte le sue forze, abbiamo tuttavia cercato, attraverso le numerose discussioni con gli alunni, di renderli gradualmente consapevoli degli autentici valori che fondano lo sport e che lo rendono, sin dai tempi degli antichi Greci, così affascinante. Ne è risultata, pertanto, una lettura alquanto singolare per loro, non abituati come sono a cogliere il lato umano del campione, reso finalmente spoglio di tutte le prerogative imposte dai mass-media e dagli sponsor, e ridotto – invece – a “persona” capace di commuoversi, di sbagliare, di deludere, di gioire come qualunque altro essere umano.
Alla lunga la nostra ricerca ci ha portato a far emergere gli aspetti “etici” dello sport e a fare comprendere che competizione e legalità (intesa come osservanza di norme) possono, anzi devono, coesistere nello sportivo. Siamo convinti, a questo proposito, che l’educazione fisica o la pratica (a livello amatoriale o agonistico) di un qualsiasi sport possono rappresentare – se correttamente indirizzati – uno dei modi migliori per generare i veri “cittadini” di domani.
Tuttavia oggi, e qui gli allenatori di qualunque squadra ne converranno, è sempre più difficile far comprendere ai ragazzi l’eticità dello sport, che parte dal rispetto dell’avversario e arriva all’accettazione serena della sconfitta (il famoso “bisogna saper perdere”).
Far capire che praticare uno sport significa fatica e sacrificio, paziente attesa del momento della vittoria, lealtà, concentrazione, rispetto, ecc. risulta compito arduo, come già detto, in una società dominata dal culto del “tutto e subito” (e possibilmente senza alcuno sforzo, anzi, se è il caso, infrangendo le regole per ottenerlo).
Osservando le suggestive immagini tratte dalle puntate della trasmissione televisiva di RAI3 intitolata “Sfide”, i ragazzi sono stati guidati a riappropriarsi di questi valori.
Vedere la fatica di uno sciatore, l’errore compiuto da un campione, l’estrosità e la fantasia del calciatore (Maradona, Pelè, Platini, Baggio), la stoica determinazione con cui un atleta supera le difficoltà derivate da un grave infortunio… tutto questo, crediamo, ha permesso ai nostri alunni di riflettere con spirito critico su un mondo, quello sportivo, ormai sommerso dagli interessi economici e commerciali.
Oltre ai documentari ci siamo avvalsi della lettura di brani antologici, di articoli di giornale, di poesie, di canzoni. I ragazzi hanno analizzato, in piccoli gruppi e con la nostra supervisione, i documenti, sintetizzandone oralmente e per iscritto i contenuti, hanno discusso argomentando le loro opinioni, hanno espresso giudizi, hanno maturato un punto di vista personale.