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CIBO E CERVELLO (Omaggio al 2014 Anno Europeo del Cervello)

Introduzione/Introduction

Questa storia ha preso spunto dall’osservazione del modesto Gervaso, un personaggio più che minore e “senza cervello”, adagiato da Manzoni, con realismo e delicatezza, tra le pagine de “I promessi sposi”.

Appartiene ad una famiglia generosa e povera che guarda con fame “rabbiosa” la piccola polenta appena imbandita: essa è bigia in quanto prodotta con gran saraceno o “fagopiro”, che nel Seicento, tra i cereali, era uno degli ultimi arrivati.

Ci si è chiesti allora se il problema di Gervaso non fosse determinato da una carenza alimentare, cioè se la sua demenza non fosse ascrivibile a pellagra. Si può esser scemi per aver mangiato sempre poco e male.

L’indagine si è estesa poi all’alimentazione ne “I promessi sposi” tra le tavole dei ricchi, dei poveri e delle osterie, incontrando Renzo vinto dall’alcol e Gertrude, poi monaca di Monza, inutilmente consolata, tra le prime della storia occidentale, con una chicchera di cioccolata.

Si è trattato di un pretesto per riflettere sulle relazioni che intercorrono tra il cibo ed il cervello, di cui oggi la scienza rende conto al punto da aver individuato l’esistenza di un secondo cervello autonomo, spiegando così, senza togliere poesia alla poesia di Saffo, prima definitrice della patologia amorosa, come mai nell’innamoramento lo stomaco si chiuda.

Si è trattato di un pretesto per capire come mai la necknomination sia da tenere alla larga e come mai l’obesità più nota per danneggiare il sistema cardiovascolare, danneggi pure il cervello e in particolare il sistema mnemonico.

Si è trattato di un pretesto per guardare con sospetto gli ammiccamenti dello zucchero che si nasconde anche nella consolazione della cioccolata.