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L'avventura del cinema

Prefazione

Gli anni sessanta sono stati per Matera anni "magici" se consideriamo i ferventi culturali e artistici che serpeggiavano tra i Sassi. La città dei due borghi antichi, il Caveoso e il Barisano, mostrava segni di degrado e macerazione che riflettevano in maniera concreta quella rovina sociale-economica che a sua volta attanagliava la popolazione materana. Erano in Italia gli anni del boom economico: a Matera gli anni dell’emigrazione verso il Nord della forza lavoro maschile , gli anni in cui i giovani del ceto medio cercavano di riscattarsi culturalmente, studiando nelle università di Firenze, Trento, Bologna. Eppure la città continuava ad offrire a coloro che sapevano leggere tra le “righe” del loro territorio, stimoli ed “ispirazione per elaborare metodi e modelli di un nuovo e diverso corso della storia civile meridionale.”(Raffaello De Ruggieri)
Non solo alcuni materani lungimiranti erano sempre più attirati da ciò che Matera offriva, ma anche personaggi come Carlo Lizzani, Lattuada, Pier Paolo Pasolini e tanti altri registi di fama internazionale vedevano la Città di Matera come una scenografia “a cielo aperto” ora tragica ora pretestuosa per ambientare i loro film.
Lizzani mostra con il documentario "Nel Mezzogiorno qualcosa è cambiato” del 1949 i quartieri materani bloccati nei fenomeni sociali che legano il luogo agli abitanti. Lattuada nel 1952 sceglie Matera e i Sassi per ambientare la novella del Verga "La lupa", cogliendo l’arretratezza sociale in cui si viveva allora nei Sassi. Alcuni anni dopo, Pier Paolo Pasolini utilizza i Sassi per girare alcune scene del suo "Vangelo secondo Matteo". I Sassi si prestano a descrivere una situazione arcaica e atemporale, o comunque i tempi della vita di Cristo in Palestina, per tornare al principio delle cose. Pasolini trova nel degrado dei Sassi la scenografia più propria per evocare quel momento storico in cui l’Uomo si allontana dal reale per trasfigurarsi in una dimensione senza tempo, nelle dimensione dell’eternità.
Da allora molti altri registi hanno scelto i Sassi per ambientare i loro film. Francisco Arrabal ricrea quelle atmosfere spagnole di un paese basco per il suo film "L’albero di Guernica"; Francesco Rosi gira "C’era una volta", tratto da antiche fiabe meridionali, dove sono narrate alcune situazioni magiche; e lo stesso Rosi nel ’79 ambienta "Cristo si è fermato a Eboli" dove viene ricostruito, con estremo realismo poetico, quel senso di arretratezza e diversità che Levi era riuscito a descrivere nel suo famoso libro.
I Sassi, come un manichino senza anima, diventano, quando le varie leggi speciali per i Sassi li hanno definitivamente svuotati, un grande ambiente vuoto che si può rivestire come si vuole, lasciando spazio alla mera fantasia. Ed ecco film come "King David" e "The Passion". Ecco perché Matera continuerà ad essere usata dal cinema, anche nel futuro, come “set senza confini”.