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"A parlì" ... Una passeggiata tra Solero e Quargnento

Introduzione

Negli ultimi tempi la scuola ha fatto spesso parlare di sé. Nella nostra zona, uno dei temi “caldi” è stato il futuro delle istituzioni scolastiche dei piccoli centri e il rischio di una loro chiusura in assenza di numeri sostenibili. Abbiamo sentito tante opinioni diverse e fatto paragoni con le realtà cittadine; in ogni posizione c’era qualcosa di condivisibile, anche se per noi la presenza della scuola in paese è una sicurezza, una tradizione, un motivo di orgoglio.

Ma non è questo il punto. Tutto il discutere che si è fatto ci ha spinto a riflettere su che cosa vuol dire, per noi, vivere e studiare in un piccolo centro, compiere un cammino di amicizia e di confronto con bambini che conosciamo da sempre, frequentare spazi familiari.

Per noi, oggi, è normale contare sul costante e cordiale supporto delle istituzioni locali, coinvolgere autorità per testimonianze o lezioni a tema, godere con agilità di tutte le opportunità che offre il territorio. Allargando un po’ gli orizzonti, però, abbiamo capito che questi benefici sono frutto del vivere intensamente il paese e che è la buona conoscenza reciproca ad incoraggiare la massima collaborazione. Del resto, ciò che ritenevamo egoisticamente scontato, era, è, in realtà, straordinario per chi deve misurarsi con spazi dilatati e organizzazioni più complesse.

Ecco perchè l’occasione offertaci da Policultura di esplorare e raccontare ai nostri compagni di tutta Italia le nostre radici ci ha immediatamente conquistati. Soltanto impostare il lavoro ci ha messo in agitazione: chi si prodigava nella descrizione di angoli caratteristici, chi vantava conoscenze illustri anche “dal passato”, chi si candidava per interviste approfondite con il Sacerdote o il Sindaco. Senza contare il riaffiorare di antiche rivalità tra borghi, rivissute attraverso i racconti ormai epici di nonni e papà ...

E’ necessaria una premessa. Nella nostra Scuola Media confluiscono, fondamentalmente, i ragazzi di due comuni, Solero e Quargnento, piccole realtà rurali ad una decina di chilometri da Alessandria. Potremmo quasi usare le parole di Guareschi per descrivere i nostri “piccoli mondi vicino al grande fiume”, ma i tempi sono cambiati e i collegamenti immediati con i maggiori centri hanno eliminato ogni disagio, lasciando solo la sensazione di oasi fortunate in cui la qualità della vita è ancora alta. Detto questo, non è tutto “rose e fiori”.

Abitare in un paese vuole dire, innanzi tutto, avere un’identità fortissima, fare gruppo e sentirsi protetti grazie a tutta una serie di relazioni, abitudini, luoghi che uniscono e rendono complici coloro che li vivono. Automaticamente, chi non vi appartiene è considerato un po’ “diverso” e per lui non è facile inserirsi in un mondo così speciale e, lo ammettiamo, “chiuso”. In fondo, la stessa dinamica accade nei gruppi sociali consolidati, di qualsiasi livello.

Ripensando ai nostri primi giorni di Scuola Media, in cui le due comunità si sono fuse in un’unica classe, abbiamo rivissuto le tensioni che adesso ci fanno sorridere ma che allora ci creavano malumori. Riascoltare e capire la fatica che i compagni di altre località hanno fatto per inserirsi tra di noi ci è stato molto utile per valutare e modificare il nostro atteggiamento.

Fare comunità non deve mai essere sinonimo di esclusione. La profonda conoscenza deve farci, invece, sentire forti, grati per la ricchezza e la protezione che ci viene da un ambiente amico e, come tali, aperti e generosi per diffondere il nostro benessere a quanti più compagni possibile.