“Il mondo esiste per essere mangiato, per essere trasformato in banchetto” ci spiega lo scrittore Rubem Alves da un cartellone della mostra “parlo come mangi”. E così, insieme ai nostri allievi abbiamo riscoperto il piacere di condividere una conoscenza che è cibo per la mente, un pasto in cui si distribuiscono “parole da mangiare”. Anche quando queste ci raccontano di paesi lontani, come la Cambogia, dove i bambini per nutrirsi devono svegliarsi all’alba e rovistare tra i sudici rifiuti di una discarica. O come il Nicaragua, dove poveri contadini al soldo delle multinazionali muoiono di cancro a causa di pesticidi tossici utilizzati per riempire di banane a basso prezzo i saturi mercati occidentali. Ed ecco farsi strada pian piano nelle nostre giovani menti un virgulto di consapevolezza. Grazie alla quale comprendiamo che il semplice gesto della spesa quotidiana può essere trasformato in un gesto d’amore: per la madre terra, quando riscopriamo la bellezza di aderire ai ritmi della natura nutrendoci dei frutti di stagione, la saggezza nel consumare senza esagerare, la bontà dei prodotti dei nostri territori, che non hanno uguali al mondo. Per i suoi abitanti, quando sperimentiamo la solidarietà nell’acquistare quegli alimenti direttamente da quei contadini che li hanno coltivati, curati, raccolti, in altre parole: amati.