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Se il Pi greco fosse...

Introduzione

Nel secondo anno della nostra scuola cerchiamo, se possibile, di realizzare un’attività multidisciplinare che possa coinvolgere in modo determinante le materie pratiche ma che prenda spunto da un argomento suggerito da uno degli insegnanti delle materie comuni.

Gli obiettivi che ci si prefigge sono molteplici.

Innanzitutto creare un’occasione concreta nella quale gli studenti possano far risaltare quanto hanno imparato nelle materie di laboratorio che costituiranno, un domani, il cuore della loro professione. Tale occasione è motivo di stimolo per gli studenti ed è un modo per coinvolgerne le famiglie che, normalmente, assistono con estrema soddisfazione ai progressi compiuti dai figli.

Inoltre, legare discipline tradizionalmente teoriche e astratte, come la matematica, alle discipline pratiche, offre agli studenti la possibilità di vedere e giudicare quelle discipline che spesso trovano pesanti, noiose o addirittura inutili, da una diversa angolazione.

Questa esperienza li porta, generalmente, a maturare la convinzione che, tutto sommato, anche la matematica ha a che fare con la vita quotidiana e dà loro una motivazione in più per accettare e studiare la disciplina.

Al secondo anno, il programma curricolare, prevede di svolgere un modulo dedicato alla geometria euclidea. Di questa, la maggior parte degli studenti, ha un ricordo “doloroso” dagli anni scolastici precedenti.
Inoltre, in questo tipo di scuola, non è possibile esporre tale modulo seguendo l’impostazione assiomatica che è tipica degli altri ordini di scuole.
Si cerca, pertanto, di trovare un “aggancio” che possa consentirci di introdurre questa parte in modo accattivante.
Ecco, quindi, che cercando curiosità legate alle figure geometriche piane, mi sono imbattuta ne “Le gioie del Pi greco”.